

I nostri prodotti

Miele di Acacia

Più che d'acacia si tratta di pseudoacacia o robinia, un genere di pianta molto diffusa e particolarmente mellifera,
Il miele di questa pianta è il più ricco di fruttosio, liquido, limpidissimo, di colore chiaro e il suo sapore è particolarmente delicato.
L’acacia fiorisce durante il mese di maggio, un periodo non molto stabile sotto l’aspetto meteorologico: in certe annate, particolarmente
sfavorevoli, l’abbondanza di piogge può compromettere in parte o anche tutto il raccolto.
Ha proprietà ricostituenti, è un ottimo disintossicante del fegato e valido contro le irritazioni della gola.
Miele di Girasole

E’ di colore colore giallo vivo, dal profumo delicatissimo, cristallizzazione variabile ma sempre rapida.
E' consigliato come antinevralgico, diuretico e astringente.
Miele di Tiglio

Il miele di tiglio è uno dei mieli uniflora più apprezzati per le sue caratteristiche proprietà terapeutiche, che gli derivano dalle
proprietà dell’albero da cui il nettare proviene, uno dei mieli uniflora più diffusi sul territorio nazionale, assieme al miele di acacia, al miele di
tarassaco, al miele di castagno, ed al classico miele millefiori che, grazie alla ricchezza unica della flora mediterranea ha caratteristiche
ineguagliabili nel panorama mondiale.
Dal colore giallognolo tendente al bianco, e' molto profumato ed il suo uso e' consigliato per vincere le emicranie, il nervosismo, l'insonnia e la dismenorrea.
Miele di Millefiori

I mieli che non contengono un nettare predominante sono chiamati millefiori. Provenendo da diversi nettari, può avere sapore e colore diversi di anno
in anno. Il millefiori è di colore dall'ambra chiaro al paglierino, di norma cristallizza.
Dal punto di vista nutrizionale il miele millefiori è ritenuto il miele più completo, è indicato negli stati anemici e nei disturbi delle vie respiratorie.
Saponette

E’ da poco iniziata la produzione di saponette come “una volta”, fatte con miele, cera d’api e olio di cocco. Una volta provate, difficilmente si torna indietro!
Gli altri prodotti dell'alveare *
La pappa reale
La pappa reale è prodotta dalle secrezioni del sistema ghiandolare cefalico delle api operaie (ghiandole ipofaringee e ghiandole mandibolari)
tra il quinto e il quattordicesimo giorno di vita (le operaie vengono chiamate in questo periodo nutrici).
È una sostanza biancastra dai riflessi madreperlacei, di consistenza gelatinosa, di sapore caldo, acido e leggermente dolce, che costituisce
l'esclusivo nutrimento di:
- tutte le larve della colonia, senza eccezione, dalla schiusa al terzo giorno di vita;
- delle larve scelte per diventare regine, fino al quinto giorno di vita;
- della regina della colonia per tutta la sua vita, dal momento in cui lascia la cella reale.
La pappa reale contiene in media:
- Lipidi: 4,5%
- Glucidi: 14,5%; in gran parte si tratta di glucosio e fruttosio (monosaccaridi), e, in proporzioni assai minori, di saccarosio, maltosio, erlosio, trealosio e melibiosio
- Protidi: 13% (amminoacidi allo stato libero o combinati)
- Acqua: circa il 66%.
Contiene anche vitamine (la pappa reale è il prodotto più ricco di vitamina B5 che si conosca in natura), oligoelementi, acetilcolina (fino a 1 mg/g), fattori antibiotici
particolarmente attivi contro l'Amoeba proteus e l'escherichia coli B (più nota sotto il nome di colibacillo).
Il polline
Nei vegetali superiori il granello di polline costituisce l'elemento fecondante maschile del fiore.
Il polline si trova nella parte terminale degli stami (antera). La sua forma, il colore, le dimensioni variano considerevolmente da una pianta all'altra. Per essere fecondato,
un fiore deve ricevere del polline sul suo pistillo (organo femminile delle piante da fiore).
Essendo sempre presente in piccole quantità, lo studio del polline contenuto nel miele permette di identificarne la provenienza botanica. Questa tecnica di identificazione del
miele sulla base del polline in esso contenuto si chiama melissopalinologia.
Gran parte delle piante entomofile utilizza gli insetti, per l'impollinazione. L'ape, passando di fiore in fiore, depone granuli di polline dell'uno sul pistillo dell'altro.
Essa è quindi particolarmente utilizzata per l'impollinazione delle piante coltivate, in particolare di quelle da frutto. Si stima che il valore economico prodotto dalle api attraverso l'attività
di impollinazione sia da 1 a 15 volte superiore al valore dei prodotti dell'alveare.
La raccolta del polline da parte dell'ape è resa possibile dall'adattamento specifico delle zampe posteriori delle operaie: essa utilizza la spazzola da polline situata sulla
faccia interna del metatarso per recuperare il polline che le impolvera il corpo, poi lo spinge nella sacca da polline situata sulla faccia esterna della tibia della zampa opposta, attorno ad un
unico pelo che funge da rocchetto per il gomitolo di polline. Un rocchetto pesa circa 6 milligrammi, l'ape ne trasporta due. Nell'alveare, il polline viene stivato da altre operaie, che lo spingono
negli alveoli con la testa.
Il polline è anzitutto, per le api, una fonte di protidi, e a questo titolo entra nella composizione della pappa che viene distribuita alle larve.
Il polline è ricco anche di altre sostanze; la sua composizione media è la seguente:
- protidi: 20% (amminoacidi liberi e proteine)
- glucidi: 35% (provenienti dal miele)
- lipidi: 5%
- acqua: 10% - 12%
Come nella pappa reale, vi si ritrovano anche vitamine, oligoelementi, enzimi (amilasi, invertasi, alcune fosfatasi), sostanze antibiotiche attive contro tutti i ceppi di colibacilli
e contro alcune salmonelle. Vi si ritrova anche la rutina, che è un bioflavonoide acceleratore della crescita, estrogeni e molti pigmenti che danno al polline il suo colore specifico.
La propoli
Il termine propoli viene dal greco pro, che vuol dire davanti, e polis, la città. È un materiale utilizzato come malta per ridurre o adattare la dimensione delle aperture dell'alveare in funzione delle condizioni climatiche.
Col nome propoli si indica tutta una serie di sostanze resinose, gommose e balsamiche, di consistenza viscosa, raccolte dalle api su alcuni vegetali (essenzialmente gemme e scorza di certi alberi),
che esse portano nell'alveare ed elaborano parzialmente, mescolandole a secrezioni proprie (soprattutto cera e secrezioni salivari).
Le principali essenze (cioè specie arboree) produttrici di propoli sono delle conifere (pino, abete, peccio), molte specie di pioppo - che sembrano essere la principale materia prima - e poi ontani, salici,
ippocastani, betulle, susini, frassini, querce, olmi.
Nell'alveare, la propoli ha molti usi. È un materiale che serve a riempire, turare, rinforzare i favi o le parti difettose. È una sorta di vernice disinfettante posta in strati sottili nelle cellette prima
della deposizione delle uova da parte della regina, o a mo' di intonaco, per levigare le pareti interne. Serve anche a mummificare gli intrusi morti evitandone la decomposizione, quando sono troppo grossi per essere portati
fuori dall'alveare dalle api stesse.
La propoli raccolta nell'alveare è complessivamente composta come segue:
- resine e balsami: 50 - 55%
- cera: 30 - 40%
- oli volatili o essenziali: 5 - 10%
- materie diverse: 5%
La propoli contiene anche molti altri elementi, come acidi organici, molti flavonoidi, oligoelementi, molte vitamine.
La cera
La cera è una secrezione prodotta da 8 ghiandole situate sull'addome delle api giovani, tra i 12 e i 19 giorni, per costruire i favi. L'ape ha bisogno di miele, da 10 a 11 kg, per produrre un kg di cera.
La cera appartiene alla famiglia chimica dei lipidi, è costituita da acidi e alcoli grassi a catena molto lunga (da 20 a 60 atomi di carbonio). Il suo punto di fusione è attorno ai 64 gradi Celsius, e la
sua densità è 0, 97. È insolubile nell'acqua e resiste all'ossidazione.
Viene ancora utilizzata nella fabbricazione di candele e di encaustici per la falegnameria e i parquets. In apicoltura si usa per la fabbricazione di fogli di cera stampata che vengono posti negli alveari per economizzare miele.